Sull’etichetta di un vino di Borgogna, quali sono le informazioni essenziali e quali quelle irrilevanti? Informazioni che ti saranno preziose nella scelta della bottiglia…

Se i vestiti non fanno un monaco, l’etichetta non fa il vino. Ma le informazioni che compaiono lì, per la maggior parte obbligatorie, forniscono alcune informazioni utili che ti aiuteranno a orientare il tuo acquisto. Esempio con questo Santenay rosso.

1. Il nome

Questa è l’affermazione fondamentale – e obbligatoria – in etichetta. Determina, né più né meno, le normative alle quali il prodotto è stato soggetto durante il suo sviluppo. Tre scenari
– Il vino era soggetto al disciplinare del tipo AOC (appellation d’origine contrôlée). Questo è il picco in termini di requisiti. Vediamo poi sull’etichetta la dicitura “AOC” o “AOP”, oppure il termine “controllato” o “protetto”. In questo caso, il nome della denominazione appare sistematicamente. Se applicabile, Santenay. Può essere accompagnato dalla menzione premier cru o grand cru.
– Il vino è stato sottoposto al disciplinare di tipologia IGP (Indicazione Geografica Protetta), meno impegnativo.
– Il vino non ha indicazione geografica, quindi nessuna specificazione. Il nome è quindi semplicemente “Vin de France” o “Vino rosso”

2. Il “luogo” o “clima”

Frequente in Borgogna, questa aggiunta di precisione geografica non è obbligatoria. Ti permette di sapere con maggiore precisione dove si trova l’appezzamento o all’interno dell’AOC. Potremo quindi conoscere questo terroir e provare a indovinare lo stile del vino che berremo. Esempio qui: questa annata proviene da un appezzamento nel sud di Santenay, non lontano da Les Maranges, ai piedi della collina.  Con questo tipo di terreno abbastanza profondo si può immaginare un certo potenziale di struttura e rotondità… Anche se la posizione non è tutto!

3. Il tipo di sfruttamento

I termini “azienda agricola” e “vignaiolo” indicano che il vignaiolo lavorava le proprie uve. Mentre “casa” o “negoziante” significano che l’enologo ha acquistato l’uva.  Informazioni per curiosi, ma che non dicono assolutamente nulla sulla qualità del vino.

4. Livello di alcol

Intendiamoci: il pregiudizio che la proporzione dell’alcol sia correlata, in un senso o nell’altro, alla qualità di un vino, è falso. Queste informazioni daranno, tutt’al più, un’indicazione sulla sua potenza e acidità. All’11% possiamo legittimamente aspettarci uno Chardonnay fresco e perfino vivace, mentre un bianco al 14,5% annuncia rotondità.

5. La dicitura “contiene solfiti”

Si tratta di una menzione obbligatoria quando un vino contiene una quantità, anche minima, di questo conservante. Tuttavia, i lieviti li producono naturalmente durante la vinificazione, quindi questo vale per tutti i vini, anche quelli dichiarati “naturali”! Si tratta quindi di una menzione che non permette di differenziare due vini.

6. “Ottimo vino di Borgogna”

Imposta dall’interprofessione, questa menzione indica solo che si tratta di un vino AOC di livello village, premier cru o grand cru. Le AOC regionali hanno diritto ad una semplice menzione “Vino di Borgogna”.

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